mercoledì 13 luglio 2022

Il "Bonus psicologo": cos'è, come funziona, come poterne usufruire


 



Dopo decenni di ritardi e di indifferenza lo stato italiano compie un grande passo per il riconoscimento della salute mentale nel nostro Paese, accreditando l’essenzialità dell’intervento statale per la tutela e il supporto del benessere psicologico della popolazione: ha certamente contribuito a questo processo il forte impatto della situazione pandemica da un punto di vista psicologico. Annunciato da tempo, adesso il Bonus Psicologico in Italia è finalmente realtà: la firma del decreto attuativo della misura, prevista dalla legge n. 15/2022, dà finalmente il via libera ad un incentivo che potrà essere richiesto da migliaia di italiani per sostenere le spese per sedute di psicoterapia fruibili presso specialisti psicologi-psicoterapeuti privati (solo quelli iscritti formalmente nella sezione psicoterapeuti dei relativi Albi degli Ordini degli Psicologi regionali). Il 27 maggio 2022 il ministro della Salute, ha firmato il decreto che attiva il cosiddetto "Bonus Psicologo", finanziato dal Parlamento con 10 milioni di euro. 

Dopo l’avvenuta pubblicazione del Bonus Psicologo in Gazzetta Ufficiale sarà possibile, per chi ha un ISEE fino a 50.000 euro, richiedere un contributo da utilizzare presso gli studi di psicologi iscritti all'albo e abilitati all’esercizio della psicoterapia.

 

Come funzionerà il Bonus Psicologi e come richiederlo? 

Ecco in sintesi, stando alle indicazioni ufficiali aggiornate a luglio di quest’anno, le informazioni su chi ha diritto al bonus psicologo, i requisiti per ottenerlo, dove e come richiederlo online.

Cos’è il Bonus Psicologo

Si tratta di un segnale positivo da parte del Governo che può incoraggiare le persone a prendersi cura di sé e spronarle a scegliere di intraprendere un percorso di cura con uno psicoterapeuta. Spesso, infatti, la resistenza a rivolgersi ad uno psicologo è legata non solo alla paura di cominciare un percorso terapeutico che immaginariamente potrebbe durare troppo tempo (in realtà esistono modelli di psicoterapia breve che si risolvono con poche sedute e in tempi brevi), ma anche dall’aspetto economico e dal costo di una seduta dallo psicologo-psicoterapeuta, essendo questa l’unica categoria di specialisti dell’area sanitaria non inglobata nel sistema di convenzioni con il Sistema Sanitario Nazionale, che sostanzialmente dà la possibilità di usufruire delle prestazioni sanitarie con il pagamento di un ticket.

La novità è che il Bonus Psicologo 2022 mira proprio a rimborsare e contribuire alle spese dei cittadini che soprattutto a causa Covid (ma non solo) hanno avuto, o hanno ancora bisogno di un supporto psicologico e psicoterapeutico.

Come funziona il Bonus Psicologo

Il Bonus Psicologico 2022 è un contributo economico per sostenere le spese di sedute di psicoterapia presso specialisti privati attingendo ai fondi stanziati che valgono 10 milioni di euro.

Gli psicologi e gli psicoterapeuti devono essere regolarmente iscritti nell'elenco degli psicoterapeuti, nell’ambito dell’albo degli psicologi, e comunicare la propria adesione all’iniziativa all’ordine professionale di appartenenza.

Il beneficio è erogato una sola volta e può essere usato come voucher per scontare fino a un massimo di 50 euro per seduta. Tutto dipenderà dal reddito ISEE. La richiesta del bonus psicologo potrà essere effettuata tramite domanda online sul portale INPS.

Requisiti per il Bonus Psicologo 2022

A godere dell’incentivo saranno i cittadini in condizione di malessere e fragilità psicologica, a causa dell’emergenza pandemica e della conseguente crisi socio-economica, che siano nella condizione di beneficiare di un percorso psicoterapeutico. 

L’importo totale del bonus varia in base all'ISEE dei richiedenti che deve essere inferiore a 50 mila euro. Tre le fasce di reddito previste: 

  • 600 euro per le persone con ISEE fino ai 15 mila euro
  • 400 euro per le persone con ISEE tra i 15mila e i 30mila euro
  • 200 euro per le persone con ISEE tra i 30mila e i 50mila euro

Inizialmente, nelle intenzioni del governo, il tetto massimo per il bonus psicologo era di 500 euro, aumentato adesso a 600 euro per quanti hanno un reddito inferiore ai 15mila euro. 

Come richiedere e ottenere il Bonus Psicologo 2022

Il primo passo sarà inoltrare un’apposita domanda. Per poter richiedere il bonus è però necessario aspettare i 30 giorni che, in base alla normativa, devono decorrere dalla pubblicazione del decreto attuativo in Gazzetta Ufficiale (avvenuta il 27/6/2022).

L’Art. 5 dispone, infatti, che entro 30 giorni dalla pubblicazione del decreto “Bonus Psicologo” in Gazzetta Ufficiale, INPS e Ministero della Salute comunichino tramite il proprio sito internet la data dalla quale sarà possibile presentare le domande da inoltrare in via telematica all’INPS, ed il periodo di tempo (non inferiore a 60 giorni) nel quale presentare la petizione.

 

Da quando si potrà richiedere il bonus psicologo?

Sulla base dell’uscita del decreto attuativo del 27 giugno 2022, la data per l’inizio della presentazione delle domande dovrebbe essere comunicata il 27 luglio. Il Bonus Psicologo 2022 potrà essere richiesto all’INPS per sé, per minori su cui si esercita la potestà o per persone di cui si fanno le veci. 

Per le richieste, INPS sta valutando un click day che farebbe terminare abbastanza rapidamente i fondi stanziati per il bonus. È consigliato quindi avere la documentazione necessaria prima possibile, così da poter partecipare alla domanda online.

Come richiedere online il Bonus Psicologo 2022

Una volta comunicato il giorno di partenza per inoltrare la richiesta del bonus, ciascun cittadino deve accedere a un apposito form sul sito INPS per richiederlo online, accertando l’identità tramite:

  • Carta di Identità Elettronica (CIE) 
  • Il Sistema Pubblico per la gestione dell’Identità Digitale (SPID) 
  • oppure la Carta Nazionale dei Servizi (CNS). 

È possibile richiedere il bonus psicologo anche attraverso il contact center INPS, secondo le modalità definite dall’Ente stesso. Ogni cittadino può presentare una sola domanda online. Le richieste saranno gestite da INPS fino a esaurimento delle risorse finanziarie rese disponibili dal Ministero.

Erogazione del bonus 

L’assegnazione del beneficio è garantita, in base all’ordine di arrivo delle domande, anche se il Ministero della Salute ha specificato che si privilegerà chi ha un ISEE più basso. Prima si compila ed invia online la propria domanda, maggiore sarà la possibilità che essa venga accolta. 

Graduatorie 

Terminato il periodo di presentazione della domanda per il Bonus Psicologo 2022, l’INPS redige le graduatorie, valide fino ad esaurimento delle risorse, distinte per regione e provincia autonoma di residenza. 

L’Istituto individua i beneficiari sulla base dell’ammontare delle risorse disponibili (10 milioni di euro), comunica ai beneficiari l’accoglimento della domanda e contestualmente associa e comunica a ciascun beneficiario un codice univoco. L’elaborazione delle graduatorie da parte dell'INPS potrebbe richiedere tempo; non è detto, pertanto, che l’incentivo sia immediatamente spendibile.

Scadenza beneficio

Il bonus psicologo deve essere utilizzato entro 180 giorni dalla data di accoglimento della domanda. Decorso tale termine il codice univoco è automaticamente annullato e le risorse non utilizzate sono riassegnate nel rispetto dell’ordine della graduatoria regionale o provinciale.

Cosa deve fare il beneficiario del bonus?

Il cittadino deve semplicemente comunicare il proprio codice univoco al professionista scelto ai fini della prenotazione: se già conosci uno specialista psicologo-psicoterapeuta puoi chiedergli se ha aderito all’iniziativa dando la sua disponibilità, oppure se non conosci nessuno puoi fare una ricerca sul sito dell’Ordine degli Psicologi della tua regione (per la Sardegna https://psicosardegna.it/) o sul sito dell’Ordine Nazionale degli Psicologi. Sarà poi il professionista, una volta erogata la prestazione, ad emettere fattura sulla piattaforma Inps segnalando il codice univoco del beneficiario, che quindi non dovrà anticipare i soldi del contributo

L'ente previdenziale provvederà direttamente alla remunerazione delle prestazioni effettivamente erogate dai professionisti. Il pagamento avviene per seduta singola sino all’ammontare del ‘bonus’ assegnato al singolo cittadino. 

Attenzione: ti ricordo che sarà possibile usufruire dell’incentivo solo con gli psicoterapeuti che abbiano aderito all’iniziativa. La lista sarà pubblicata sul sito del Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi e sui siti degli ordini regionali e provinciali. 

Qualora fossi interessato, ti anticipo che come psicologo-psicoterapeuta regolarmente iscritto all’Albo nella sezione psicoterapeuti, darò ampia disponibilità all’utilizzo del bonus psicologo a tutti i pazienti che me ne dovessero fare richiesta. Ai nuovi pazienti sarà inoltre applicata una promozione per le prime 5 sedute che avranno il costo di 40 € ciascuna (e non 50 €), aggiungendosi dunque un ulteriore risparmio. Per informazioni visita la seguente pagina web:

psicologi-psicoterapeuti-cagliari.it/psicologi-cagliari-promozione

Ecco in breve a seguire in un semplice schema, un vademecum messo a disposizione dall’Ordine degli Psicologi della Regione Sardegna:



mercoledì 9 ottobre 2019

"The cold shoulder": come il narcisista ti demolisce ignorandoti per nutrire il suo Ego ipertrofico

 

RICONOSCERE UNA DELLE FORME COMUNICAZIONALI  PIU' TOSSICHE DEL NARCISISTA
La spalla fredda (“the cold shoulder”): ignorare la vittima


E' una delle armi di maltrattamento più utilizzate dal narcisista, soprattutto dal narcisista “covert” (il tipo più nascosto), e può considerarsi come una forma di maltrattamento puro. All'improvviso il narcisista ti risponde in modo freddo e scostante, smette di parlarti, ti tratta come se fossi un rifiuto, non risponde alle tue domande o ai tuoi messaggi, oppure sparisce.
Accade che in qualsiasi momento, soprattutto in una situazione delicata per la vittima, il narcisista, ovvero una persona con la quale hai una relazione stretta, che sia un amico, un parente o il tuo partner, ti dà una risposta fredda, tagliente e indifferente, con la quale comincia a ignorarti. Con quella risposta è come se ti stesse mettendo da parte, ponendo il vuoto tra lui/lei e te, e indicando il poco valore che tu hai davanti ai suoi occhi. Questa manovra comunicazionale è ciò che viene chiamato “spalla fredda”, o "cold shoulder" come si dice in inglese.
A volte questa risposta gelida è accompagnata da uno sguardo di disprezzo o da un sorriso cinico e malvagio. È una pratica di comunicazione completamente tossica e offensiva, che alla lunga lascia profonde ferite emotive e influisce sull'autostima della persona che la subisce. A livello psicologico ed emotivo è come se fossi schiaffeggiato/a.
Frequentemente i narcisisti esibiscono alle loro vittime una “spalla fredda” nel contesto globale di quell'arma di manipolazione a cui sono così abituati: il cosiddetto “trattamento silenzioso”. La vittima, spezzata dal silenzio del predatore emotivo, solitamente va da lui/lei pregandolo/la di parlargli/le e rompere il suo mutismo. L'aggressore narcisista, ancor più gonfio della sua brama di potere, e lungi dal compatire e arrendersi, generalmente  risponde dandogli ancora la "spalla fredda", affondando ulteriormente il coltello dell'abuso e generando più danni e desolazione.
Ma il momento stellare e finale di questa manovra comunicazionale subdola è senza dubbio la fase dello “scarto narcisistico”: quando il narcisista decide di sbarazzarsi della sua vittima e la “getta via” con totale freddezza e indifferenza, esattamente come qualcuno che lascia da parte un oggetto rotto e inutilizzabile.
Per capire meglio la crudeltà della "spalla fredda" dobbiamo tenere conto del fatto che la vittima è stata condizionata e manipolata, e dipende emotivamente dal narcisista: questi si distacca da lei senza mostrare la minima preoccupazione per lo stato di prostrazione psicologica ed emotiva in cui la abbandona.
Una cosa è certa: quando il narcisista dà quell'ultima “spalla fredda”, la vittima conosce il vero volto del suo predatore, lo stesso che a volte ha esibito per anni, sfruttando e distruggendo la sua vita, usandola come fonte di carburante narcisistico. A questo punto le maschere sono finite, e la vittima si rende conto che, a differenza di lei, questa persona non ha sviluppato alcun tipo di legame emotivo, e pertanto può uscire facilmente e senza alcuna difficoltà dalla relazione, più o meno con la stessa leggerezza con cui ci si cambia la camicia. Per molte vittime di abusi narcisistici, questo è forse il momento peggiore di tutti. L'esperienza può essere dolorosa e sconcertante.
Tuttavia è necessario considerare che quando il narcisista dà la "spalla fredda", paradossalmente  è tra le poche volte che effettivamente è totalmente sincero con la sua vittima, poiché in realtà ordinariamente è indifferente a tutto ciò che non ha nulla a che fare con lui e con la sua agenda: infatti, emotivamente il narcisista è una pietra di ghiaccio, fredda e vuota, e dunque la “spalla fredda” è coerente con la sua realtà, ovvero con la sua dimensione intrapsichica.
Come rispondere alla manovra “cold shoulder” o "spalla fredda" e contrastarla?
Prima di tutto è bene riconoscere che sei vittima di una tattica di comunicazione offensiva e perversa: è un abuso nella sua forma più pura. Qualsiasi persona, che sia narcisista o meno, e che utilizzi con una certa frequenza questa manovra comunicazionale, la “spalla fredda”, sta palesando un chiaro segno del suo grado di tossicità: per la persona che gli/le si relazione dovrebbe costituire un chiaro campanello d’allarme e, dopo non troppo tempo, una ragione sufficiente per ritirare la fiducia ed evitare qualsiasi tipo di relazione.
Come nel caso di tutti gli altri comportamenti tossici del narcisista, l'ideale sarebbe non reagire emozionalmente. Tuttavia, è comprensibile che sia molto difficile rimanere indifferenti quando si riceve uno schiaffo, ciò che emotivamente è la "spalla fredda". Però qualunque cosa accada, è fondamentale mantenere la propria dignità e non insistere: se una persona è fredda e indifferente con un'altra, questa è la sua decisione e non di chi la subisce. Non c'è nulla che si possa fare per cambiarla, e l’illusione di volerla cambiare porta soltanto a ulteriore disagio e sofferenza. Non dimenticare mai che in nessun caso è colpa della vittima, che non può in alcun modo essere responsabile del comportamento patologico di questo individuo, né merita in nessun caso tale trattamento. Non cadere nella trappola di rivendicare la fredda e indifferente risposta del narcisista: solitamente la negherà e frequentemente accuserà la vittima di essere troppo sensibile o di reagire in modo eccessivo. Inoltre, in tal modo saprebbe di aver ferito la sua vittima, e ciò servirebbe soltanto da carburante per farlo/la sentire potente e dargli certezza di esercitare il controllo. Semplicemente basta non reagire: agisci come se nulla fosse accaduto e interrompi immediatamente l'interazione. Quando ti accorgi che la persona con cui ti relazioni utilizza la manovra della “spalla fredda” come modalità abitudinaria, rispondi  con un’analoga risposta di spalla fredda, ovvero ignorando il narcisista, poiché se lo insegui è proprio lì che inizia quella dinamica disfunzionale in cui ti svuoterà di energia, comincerai a stare male, riempiendoti di veleno e di frustrazione. E’ più probabile che se non lo cerchi il narcisista ti venga a cercare: infatti il narcisista si nutre della tua energia, dunque se lo cerchi e tenti di capire perché ha smesso di considerarti, perché non ti parla o perché è scomparso/a, non farai altro che nutrirlo/a della tua energia
In un contesto psicoterapico, ma non solo, per la vittima potrebbe essere utile prendere nota del maltrattamento che sta subendo con la manovra della "spalla fredda", specificando la data e la situazione, in modo tale che quando il narcisista ritornerà nuovamente con la sua maschera mistificatoria e abusante, la vittima possa ricordare ciò che ha  già vissuto senza dimenticarlo, piuttosto confrontarlo ed elaborarlo, per trovare nuove strategie di risposta e nuove forme di adattamento.
Sii inoltre consapevole che se una persona ti tratta in questo modo, sta chiaramente indicando che non le importa tanto di te: anche se in seguito affermerà di amarti, i fatti dimostrano comunque il contrario, e sono proprio questi comportamenti che palesano le sue parti più profonde. Attraverso la “spalla fredda”, i narcisisti rivelano due aspetti cruciali della loro personalità squilibrata: la loro totale mancanza di empatia e l’incapacità di amare veramente gli altri. Nell’ambito della relazione con un narcisista è fondamentale cogliere questa realtà: da quel momento in poi starà soltanto a te decidere se volerti continuare a vittimizzare e autosacrificare in una relazione tossica, oppure tagliare radicalmente ogni legame con questa persona e lasciare la spirale dell'abuso, decretando il “contatto zero”.


Dott. Antonello Viola
Psicologo-Psicoterapeuta

Studio Cagliari: Via San Lucifero, 65
Studio Settimo San Pietro (CA): Via Basilicata, 5

Cell. 3200757817 (anche whatsapp)
Web: https://psicologo-cagliari-dott-viola.jimdo.com/

mercoledì 19 giugno 2019

Psicoterapia e Ipnosi Vigile

 


“L’ipnosi non esiste, tutto è ipnosi!” diceva Milton Erickson, l’ipnoterapeuta più affermato e famoso del secolo scorso. E’ una massima impregnata di una verità profonda, poiché in realtà tutti viviamo quotidianamente la nostra ipnosi, e proprio il modo in cui la viviamo determina ampiamente il nostro equilibrio psicofisico, più o meno armonico. L’ipnosi è uno strumento molto potente ed efficace, di cui può disporre uno psicoterapeuta per aiutare i proprio pazienti a superare o quantomeno  mitigare i loro malesseri: quando uno psicoterapeuta conosce e sa usare l’ipnosi, può utilizzarla anche al livello “ipnoidale”, vale a dire di “ipnosi vigile”. Quando una psicoterapia sia utilizzata efficacemente da uno specialista competente, che sia in grado di creare una buona “alleanza terapeutica” e di utilizzare opportunamente metodo e tecnica, allora l’ipnosi vigile diventa una componente essenziale del processo terapeutico. Ma che cos’è l’ipnosi vigile? Vi propongo un estratto dal libro “Ipnosi e suggestione in psicoterapia” da me scritto in coautoraggio nel 2005, appunto il paragrafo dedicato all’ipnosi vigile. Oggi, alla luce di 13 anni di esperienza clinica, e di un utilizzo continuo del counseling psicologico, della psicoterapia e dell’ipnositerapia, posso affermare senza dubbio che l’ipnosi vigile è una componente essenziale che nella mia pratica professionale mi ha consentito di aiutare tanti pazienti.
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«Uno dei concetti di maggiore importanza, formalizzati da Granone (fin dal 1962), riteniamo sia quello di “ipnosi vigile. Infatti Franco Granone  è stato il primo ricercatore a formalizzare il concetto che esiste uno stato di trance ipnotica molto leggero, in cui ancora si ha l’azione preponderante della critica e in cui il soggetto funziona allo stato di coscienza vigile, ma nel quale le suggestioni  possono comunque esercitare molto efficacemente effetti curativi e ristrutturanti, agendo sui livelli profondi della psiche ed esercitando un’azione subconscia, e durante il quale si possono comunque produrre considerevoli alterazioni della suggestibilità, della volontà e somato-viscerali.
Ma vediamo nello specifico cosa Granone intende per ipnosi vigile: «L’ipnosi vigile è una particolare condizione che definisco di suggestiva passività psicosomatica, durante la quale si possono avere anche importanti modificazioni somatiche (analgesia, contrattura, catalessi), apparendo integra la coscienza del soggetto e del pari, entro determinati limiti, la sua capacità di riflessione e di critica. Con la conservazione di queste, il paziente non può tuttavia sottrarsi al dominio dell’idea suggestionante. Si ritiene, con Grasset, che il soggetto che subisce la suggestione allo stato di veglia, si trovi di fatto in uno stato di ipnosi parziale, con i sintomi della veglia al posto di quelli della ipnosi profonda» (Granone, 1983).
Possiamo ritrovare lo stesso concetto anche in altri autori, sebbene con sfumature diverse, primariamente a partire dallo stesso Bernheim, che riteneva la suggestione come un fenomeno caratteristico anche dello stato di veglia e non solo dello stato ipnotico. Ovviamente sappiamo però, che la suggestione può agire in misura amplificata negli stati ipnotici più profondi, in quanto essi aprono dei canali preferenziali di comunicazione coi domini inconsci della nostra psiche.
Tuttavia, è certo che la suggestione operi in modo efficiente anche nell’ipnosi vigile, anche se ci sembra doveroso compiere una distinzione fra suggestionabilità in stato di veglia (assimilabile all’effetto placebo), per cui si ha una forma di comunicazione mente-corpo più generale ed automatica, in cui entrano in modo preponderante vari tipi di aspettative (culturali, soggettive, ecc.), e la suggestionabilità ipnotica, in cui invece si accede ai propri schemi di comunicazione mente-corpo solo attraverso l’impiego della suggestione psicologica. Ecco come E. Rossi riferisce al riguardo, relativamente alle ricerche di F. Evans sull’effetto placebo:
«In condizioni sperimentali di laboratorio, la suggestione ipnotica e l’effetto placebo sembravano funzionare per mezzo di meccanismi diversi o a diversi livelli di risposta. Un modo per comprendere tale differenza consiste nel dire che la responsività ipnotica è una dote specifica e innata che comporta la capacità di accedere ai propri schemi di comunicazione mente-corpo, o di mutarli, soltanto attraverso l’impiego della suggestione psicologica. L’effetto placebo, per contro, è una forma di comunicazione mente-corpo più generale e automatica che utilizza i metodi di cura della medicina per ridurre l’ansia e facilitare la guarigione, schierando in campo contro la malattia potenti aspettative culturali e cieca fiducia nei confronti del metodo di cura. Altri ricercatori credono che, anche se l’effetto ipnotico e quello placebo sembrano diversi per il modo in cui vengono facilitati a livello socioculturale, sono in realtà delle modalità essenzialmente simili di attività mentale creativa a livello psicobiologico, dove vengono mediate dall’emisfero cerebrale destro del paziente» (Rossi, 1987).
Che la suggestione possa esercitare potenti effetti psicofisiologici anche durante il normale stato di veglia, o in quella condizione che Granone chiama di “ipnosi vigile”, ce lo testimoniano svariati fenomeni, dall’effetto placebo ai casi di suggestione mortifera o di “morti vudu”. E in merito alle morti vudu per suggestione, alcune interessanti testimonianze ci sono state fornite dal ben noto fisiologo Walter Cannon in alcune sue pubblicazioni, in cui concludeva sostenendo che la morte vudu era dovuta a un’intensa e prolungata esposizione allo stress emotivo di credersi sotto l’incantesimo di uno stregone. La causa fisiologica effettiva era costituita da un’iperattivazione del sistema nervoso simpatico. A tal proposito anche Granone, in merito al potere della suggestione riferisce:
«Nelle pratiche di suggestione mortifera sembra che la vittima sapendo di essere stata esorcizzata e considerando la propria morte ormai inevitabile, finisca col rifiutare il cibo e morire di fame. Si tratta di morti lente, spontanee, prive di giustificazioni etiopatogenetiche e di fondamento clinico, descritte tra alcune popolazioni primitive in varie parti del mondo: Australia, Africa, Nuova Zelanda, Nuova Guinea, Polinesia, Nord e Sud America (Antonelli, 1981). Koch Isemburg scrive: “Soltanto i saccenti europei ridono del fatto che la sentenza di morte pronunciata dallo stregone può uccidere un uomo. Noi europei dei tropici lo sappiamo benissimo. Data la forte influenzabilità psichica degli indigeni, bisogna credere che la suggestione sia un agente patogeno capace anche di uccidere, specie in una cultura che crede senza riserva a magie, maledizioni, tabù, malocchio e ad ogni altra forma magica” […] La morte psicogena non è solo prerogativa dei popoli primitivi, essendo stata registrata nel ventesimo secolo tra i prigionieri di guerra americani, detenuti in campi di concentramento, in Giappone o in Corea, pur senza che essi presentassero segni clinici di deperimento fisico (malattia del bambù). Questi prigionieri ad un tratto, diventavano svogliati, trascurati, chiusi in sé stessi, non mangiavano più e, avvolgendosi in una coperta, manifestavano un forte desiderio di essere lasciati soli. La morte, secondo le testimonianze di Katz, Nardini, Strassmann e Mayer (Antonelli, 1981), sopraggiungeva dopo pochi giorni. In questi soggetti l’autosuggestione, per arrivare a tali estreme conseguenze, deve evidentemente trovare una particolare costituzione mentale e facili correlazioni psicosomatiche.» (Granone, 1983), e ancora:
«Una specie di suicidio psichico si verifica anche con una certa frequenza negli anziani, che sentono crollare tutti i valori della vita; anche se in essi la diagnosi di morte si compendia poi nella solita sommaria formula di collasso cardiocircolatorio. Di fatto, per questi soggetti il non essere acquista lo stesso valore dell’essere senza speranza, né fiducia in qualche cosa o in un futuro, anche se breve» (ibidem).
In merito ai meccanismi psicofisiologici dell’effetto placebo e della suggestione ipnotica, Rossi ritiene (prescindendo dal grado di profondità della trance), supportato dalle più recenti ricerche in ambito neurofisiologico, che essi siano mediati da un meccanismo comune o da un vincolo comune di comunicazione tra la mente e l’organismo, e che in particolare il sistema limbico-ipotalamico sia il più ovvio candidato anatomico al ruolo di connettore tra mente e corpo. Secondo Rossi, questo sistema cerebrale è un canale unico di comunicazione psicofisiologica tra le aspettative ed i processi creativi della mente e la fisiologia emotiva del corpo, e sarebbe il comune denominatore che media l’effetto placebo in situazioni palesemente diverse (dalla fede ingenua per un trattamento medico o farmacologico, alle aspettative di segno negativo relativamente alle morti vudu, alle guarigioni connesse alle interpretazioni positive e gli stati d’animo positivi), e gli effetti psicoterapeutici delle suggestioni e della trance ipnotica (Rossi, 1987).
Abbiamo ritenuto opportuno aprire questa parentesi relativamente all’effetto placebo e all’azione della suggestione in vari casi di stati di coscienza vigile, poiché crediamo che l’argomento sia comunque connesso al concetto di ipnosi vigile sviluppato da Granone, e inoltre per meglio comprendere a quali livelli possa esplicarsi l’effetto della suggestione. Pensiamo che ora disponiamo di un quadro compiuto per comprendere il concetto di ipnosi vigile e l’effetto della suggestione, sia che si eserciti su un soggetto in stato di coscienza vigile o in trance ipnotica, dai livelli più superficiali a quelli più profondi. Riteniamo molto probabile che la condizione di base comune all’influsso suggestivo nelle diverse circostanze, sia comunque uno stato di ipnosi vigile, e che il meccanismo neurofisiologico che costituisce il comune denominatore dell’azione e degli effetti suggestivi sia l’attivazione di particolari distretti cerebrali, in particolare come la più recente ricerca sembrerebbe suggerire, il canale limbico-ipotalamico. In questi processi, naturalmente intervengono pur sempre fattori di notevole influsso, la particolare attitudine psicofisiologica del soggetto ricevente, e quella dell’emittente (ovvero dell’ipnologo o psicoterapeuta), e la dinamica del rapporto interpersonale, come precedentemente trattato.
In merito all’importanza dell’ipnosi vigile, vorremmo ricordare che molti soggetti che ricorrono al trattamento ipnoterapeutico possono restare inizialmente scoraggiati o delusi nelle loro aspettative, alla constatazione di non essere riusciti a raggiungere un livello di trance abbastanza profonda, o per non essere riusciti ad apprezzare mutamenti significativi nel loro stato di coscienza durante il trattamento. Il più delle volte questo accade perché si crede che l’ipnosi debba necessariamente corrispondere a uno stato psicofisiologico particolarmente alterato, rispetto a quello che caratterizza lo stato di coscienza vigile. Ma in effetti le cose non stanno proprio così, poiché, come pensiamo di avere già esaurientemente chiarito nel corso del presente lavoro, l’ipnosi è raggiungibile a livelli superficiali anche in condizioni che di poco si discostano da quelle normali di coscienza vigile, ed effetti terapeutici apprezzabili possono essere ottenuti anche a partire da tale condizione, che appunto Granone chiamerebbe ipnosi vigile. A tal proposito riteniamo emblematico quanto riferito da Gérard Sunnen in merito all’esperienza dell’ipnosi:
«Esiste una larga variabilità fra i soggetti nella loro esperienza dell’ipnosi (Hilgard, 1965; Freundlich 1974) […] Nelle situazioni cliniche, alcune persone escono dall’esperienza ipnotica stupefatte di aver provato uno stato mentale così ampiamente diverso rispetto al loro normale stato di veglia, mentre altre riferiscono di non aver sperimentato niente di inusuale. Nel primo caso, l’impatto vivido dell’esperienza servirà a facilitare l’ulteriore e futuro lavoro ipnotico, attraverso la convinzione del soggetto che un qualche fenomeno tangibile si sia indubbiamente verificato. Nel secondo caso, nonostante l’assenza di qualunque nuova sensazione durante l’esperienza ipnotica, i soggetti potranno comunque riportare, con loro grande sorpresa, un’ampia gamma di effetti ipnotici. Per esempio, cito il caso di una donna di circa trent’anni, gravemente sovrappeso e con una lunga storia alle spalle di tentativi fallimentari nel seguire diete alimentari. La donna uscì delusa dalla sua prima esperienza ipnotica: immaginava che durante la trance avrebbe sperimentato sentimenti molto particolari, mentre in effetti dopo la seduta ipnotica riferì di aver percepito soltanto un livello di rilassamento più profondo. Ma nel periodo successivo, quando il trattamento ipnotico della donna proseguì, contestualmente alla somministrazione di suggestioni orientate all’adozione non problematica di programmi nutrizionali, ella riferì con sorpresa che nonostante l’assenza di cambiamenti soggettivi durante le sedute ipnotiche, era stata capace di rendere effettivo il messaggio suggestivo e di seguire le diete alimentari, quasi come se agisse automaticamente e senza sforzi»  (Sunnen, 1998).
Ci sembra che sia molto chiaro, dal quadro fornito da Sunnen, che il resoconto di questa paziente rappresenti un caso evidente di efficacia terapeutica di ipnositerapia condotta in uno stato di ipnosi vigile, anche se l’autore non fa riferimento a questo concetto particolare, formalizzato da Granone, ma comunque presente e riportato con sfumature diverse nei lavori di diversi ricercatori.»


Bibliografia
Manca Uccheddu Ornella, Viola Antonello (2005). Ipnosi e Suggestione in Psicoterapia, Giuffré editore, Milano, 6, 198-202.
 
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Dott. Antonello Viola
psicologo-psicoterapeuta
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e-mail: antonello.viola@gmail.com
web:   www.psicologi-psicoterapeuti-cagliari.it

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